La livica a quavant’anni

lirica

Ho iniziato, un po’ come tutti, con intramontabili classici tipo “fai la ninna, fai la nanna” e le derive indie etniche di mio padre tipo “serra do’, serra do'” (qualunque cosa volesse dire). Crescendo sono passato alla meravigliosa musica anni ’80, dagli Alphaville agli Spandau Ballet passando per i Pink Floyd per poi affacciarmi all’hard rock dei Deep Purple, Led Zeppelin e compagnia bella. Il liceo  è stata una lenta discesa nel baratro del Metal, dal glam al thrash per poi rinsavire e tirarmi fuori alla comparsa delle prime band Death Metal.

Con l’università sono arrivati i cantautori italiani e non solo. Musica un po’ così, ma testi coinvolgenti ed evocativi, impegno politico preconfezionato da squadrista (non manesco) di sinistra, un idiota insomma. Si cresce e si filtra per far entrare musica migliore, arrivano i REM, i Radiohead, Tom Waits e Van Morrison, tornano gli anni ’80 e vengono ricacciati indietro (ma so già che non si arrenderanno mai).

A lavoro per isolarmi dal chiacchiericcio dei colleghi nei momenti di concentrazione profonda arrivano Chopin e poi Mozart. Con Mozart mi imbatto in un’aria famosissima del Flauto Magico e dico perchè non provare altre arie, non le opere intere per carità, mica sono pazzo, le arie famose, quella che fa “all’alba vincerò” per esempio, da dove arriva?

E così mi ritrovo a canticchiare a 40 anni “Là ci darem la manoooo/Là mi dirai di siiii” e “dilegua o notte/tramontate stelle”, ad  avere nel comodino l’abbonamento alla stagione operistica 2014 e scoprire che il teatro lirico di Cagliari è stato ed è uno dei più importanti d’Italia.

Punti radical chic per questo post +100 (sarebbero molti di più se dichiarassi che mi piace la lirica ma non fosse vero)

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